Gaia è il mondo del mana.


Una forza invisibile, intangibile, eppure abbastanza reale da dar forma a un intero pianeta.
Per milioni di anni nell’emisfero meridionale esistette una terra senza nome, o meglio il cui nome è dimenticato. In cielo, grandi draghi volavano e si evolvevano in varie forme. In terra, rettili dal sangue freddo formavano sé stessi e le proprie menti attraverso il mana, per sfruttare sempre più l’energia. Scordatevi la fine dei dinosauri. Qui erano sopravvissuti, si erano evoluti e se la cavavano alla grande. Tranne i terricoli, che pure erano i più intelligenti e potenti.

Coloro che vennero dopo li chiamano Eshainée Raptor.

Essi accrebbero il loro potere per mangiare di più, e mangiarono sempre di più per accrescere il proprio potere.
Mangiarono le altre creature, poi iniziarono a mangiarsi anche fra loro… finché non fecero esplodere tutto.
I draghi volarono via, e gli unici Raptor che riuscirono a far sopravvivere la propria stirpe furono quelli che avevano imparato a scomporsi in spore, che il vento dell’esplosione portò a migliaia di chilometri di distanza.

Fu la Pura Fonte del Mana.

L’energia scorse sotto la crosta di Gaia, e si riaggregò nell’altro emisfero.
La massa più grande si formò sotto quello che poi fu chiamato Solitaire, allora abitato da genti ancestrali che furono mutate irreversibilmente da quell’energia.
Quando gli uomini, cacciatori nomadi dagli occhi a mandorla, attraversarono un ponte di terra e ghiaccio sul Canale Oceanico trovarono in quel lontano Est creature che vivevano a lungo e potevano imparare la loro lingua.
Alcune decisero di vivere per conto proprio, senza apprezzare il contatto con gli umani, e vi vennero a patti solo secoli dopo, uscendo con poca voglia dalle loro giungle e dalle loro paludi.
Altri scelsero fin da principio di stare con i nuovi arrivati e fecero un cammino comune.
Nei boschi, intanto, si annidavano i discendenti delle spore del mondo perduto, creature dal sangue freddo pronte a tornare al comando. Ma anche i mammiferi avevano imparato a conoscere ed utilizzare il mana. Lo fecero in una nuova forma, che chiamarono magia, l’Arte delle Arti.

Passarono secoli e nacquero le Torri, quindi le Accademie, dove i migliori maghi ricercavano le molteplici sottigliezze dell’Arte. La nascita delle Torri segna l'Anno Zero per Solitaire, perché i praticanti dell'Arte prima non conoscevano regole, e un attimo prima di fare la fine degli Eshainée "gli dei concessero all'Arte di fermarsi e scegliere una giusta via". In pratica qualcuno costrinse i maghi a darsi una struttura che impedì loro di far saltare in aria tutto il continente. Roba pesa, insomma.
Ma la ricerca del potere che aveva distrutto il mondo dei Raptor distrusse l’instabile pace di Solitaire, sprofondando quella terra in conflitti incessanti.

Quindi  il mana è sotto il continente, e a dire il vero anche sotto due piccoli vicini, ma lì ha avuto molta meno importanza. Il grosso è sotto Solitaire. Se è lì, però, tutti possono usarlo. Usare il mana per accendere una piccola luce o accendere il fuoco o scaldarsi il caffé non ti rende un praticante dell'Arte. Ti rende una persona normale.

La seconda fase è il mago "grezzo". Nella Draconaire in pratica non esistono, perché appena compiono quindici o sedici anni i ragazzini più dotati vengono presi nelle Accademie. Più spesso dopo, molto raramente prima. Non nasci mago. La capacità di usare il mana arriva nell'adolescenza. Si ritiene un bambino dotato se riesce ad accendere la candelina sulla torta il giorno del suo dodicesimo compleanno. Poi ha dai tre ai sei anni per abituarsi all'idea, quindi parte per le Accademie, modo in cui vengono chiamate le Torri... il precedente sapeva un po' troppo di prigione.

Un'Accademia di solito prevede lo studio e l'applicazione della magia in qualcosa di utile, e lo studente viene seguito da dei tutor. Ci sono di solito poche lezioni frontali, anche perché si presume che in quei tre o più anni passati dal mago di paese il ragazzo abbia imparato qualcosa. Il corso dura tre o cinque anni. I tre servono ai meno propensi all'Arte per non farsi saltare in aria da soli e imparare un mestiere utile in cui impiegare il loro talento superiore alla norma. I due successivi li fanno solo i migliori. Solo i migliori diventano veri "accademici", e scrivono una tesi. Poi, di solito, restano a gravitare intorno all'Accademia più o meno a vita... a meno che non trovino qualche ottimo lavoro o una brutta strada. O se ne vadano in qualche tempio, tutt'altro che dispiaciuto di accogliere giovani maghi che abbracciano una fede. Non sono molti fra quelli che hanno fatto la "quinquennale", ma può capitare.

Le Torri prima di diventare Accademie? Erano appunto posti dove per il bene di tutti i potenziali esploditori di continenti venivano messi sotto controllo.

Solo col tempo i praticanti dell'Arte si adattarono alla situazione, e nel dodicesimo secolo dopo le Torri questo passaggio in Draconaire è compiuto. Non solo i maghi gravitano intorno alle loro Accademie, ma ci stanno anche bene. E le usano per farci cose che rimettono in discussione tutto...

Ecco come mai nel diciannovesimo secolo ci sono tanti problemi, appena mitigati dall'altra invenzione arrivata nel frattempo. Le armi da fuoco. Il piombo spinto dalla polvere da sparo è un ottimo deterrente anche per il più turpe stregone. Perché il piombo è qualcosa che il mana non riesce a comandare.